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Buon giorno, signor giudice!

Giudice inseguito in auto: “Lo Stato non c’è. Io mi armo”

Giudice inseguito in auto: 'Lo Stato non c'è. Io mi armo'

“D’ora in poi sarò armato”: il giudice trevigiano Angelo Mascolo – con una lettera pubblicata sui quotidiani veneti del gruppo Finegil – annuncia di volersi dotare di un’arma per esercitare il suo diritto alla difesa.

Giudice inseguito in auto

Mascolo fa riferimento ad un episodio accadutogli qualche sera fa: ha sorpassato una vettura che per tutta risposta ha cominciato a inseguirlo e a dare colpi di abbaglianti. Il giudice è riuscito a raggiungere una pattuglia di Carabinieri, ai quali gli inseguitori hanno detto che il magistrato era stato seguito “per esprimere critiche sul suo modo di guidare”.

“Se avessi sparato avrei subito l’iradiddio dei processi”

Il giudice si pone un problema: “se fossi stato armato, come è mio diritto e come sarò d’ora in poi, che sarebbe successo se, senza l’intervento dei Carabinieri, le due facce proibite a bordo della Bmw mi avessero fermato e aggredito, come chiaramente volevano fare?”. E aggiunge: “se avessi sparato avrei subito l’iradiddio dei processi – eccesso di difesa, la vita umana è sacra e via discorrendo – da parte di miei colleghi che giudicano a freddo e difficilmente – ed è qui il grave errore – tenendo conto dei gravissimi stress di certi momenti”.

“Lo Stato ha perso il controllo del territorio”

Il problema della legittima difesa “è un problema di secondo grado – accusa – come quello di asciugare l’acqua quando si rompono le tubature. Il vero problema sono le tubature e, cioè, che lo Stato ha perso completamente e totalmente il controllo del territorio, nel quale, a qualunque latitudine, scorrazzano impunemente delinquenti di tutti i colori”.

“Troppe leggine tutelano simili gentiluomini”

Per il giudice, “la severità nei confronti di questi gentiluomini è diventata, a dir poco, disdicevole, tante sono le leggi e le leggine che provvedono a tutelarli per il processo e per la detenzione e che ti fanno, talvolta, pensare: ma che lavoro a fare?”.