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Chissà se BUTAC sbufalerà mai le fake news su Trump!

Glauco Maggi per Libero Quotidiano
Spara una bufala contro Trump e la sua amministrazione, e il successo in tweet e post su facebook la moltiplicherà all’ infinito. Provare per credere. Questa è una piccola enciclopedia delle bugie che hanno cercato di confortare i Democratici in lutto per la grave perdita.

1) La teoria della cospirazione elettorale.
Il 22 novembre Gabriel Sherman del New York Magazine scrisse un rapporto esplosivo secondo il quale «un gruppo di noti scienziati informatici e avvocati elettorali chiedeva il riconteggio perché c’ erano prove convincenti che le operazioni di voto in Wisconsin, Michigan e Pennsylvania potevano essere state manipolate o hackerate».
La «prova» era che Hillary aveva preso il 7% in meno in contee che usavano le macchine elettroniche rispetto a quelle con schede a lettura ottica o cartacee. La storia divenne «virale» con 145mila post su Facebook. Il giorno dopo, Nate Silver di FiveThirtyEight, che è liberal, ha concluso che «era la demografia dei distretti a spiegare i numeri, non l’ hackeraggio. Chi fa accuse di questo genere dovrebbe produrre prove. Noi non ne abbiamo trovata una».

2) Balzo di suicidi di transessuali dopo l’ 8 novembre 2016.
Rumors su questo «trend», non confermato da alcuna cifra, si sparsero subito su Internet dopo il voto, e Zach Stafford del Guardian ne fece un tweet, ritwittato 13 mila volte. Poi mise un altro tweet spiegando perché aveva cancellato il primo, quello della bufala, e il tweet «correttivo» ha avuto sette retweet.
3) «Trump è un nazista».
«Non c’ è nessuno meno antisemita di me», ha detto il presidente nella conferenza stampa di giovedì. E ha citato la figlia Ivanka, che è ebrea essendosi convertita alla religione di suo marito Jared Kushner, nominato consigliere alla Casa Bianca. Trump è il primo presidente ad avere figlia e tre nipotini per ora, ebrei. Nel governo Trump siede anche, nel posto cruciale di ministro del Tesoro, Steven Mnuchin, ebreo. E il «Jewish National Fund» ha dato a Donald il premio «Tree of Life» per il sostegno di una vita al popolo ebreo e allo Stato di Israele.
4) Il ministro della Giustizia Jeff Sessions «amico del KKK».
Chris Galanos, ex giudice di distretto a Mobile, Alabama, che fece condannare a morte Henry Hays, membro del Klu Klux Klan che aveva linciato un nero nel 1981, ha detto al The Weekly Standard che Sessions, allora Attorney General dello Stato del sud, giocò un ruolo significativo nella condanna: «Non credo che Sessions sia un razzista. Ciò è basato sulla mia interazione con lui negli Anni 80 e 90. Fu per la sua determinazione nell’ aiutarci che Hays e il complice James Knowles furono incriminati».
5) Trump è omofobo.
La verità è che il repubblicano più pro-gay della storia. Nel libro sulla vita sociale di Palm Beach, «Madness Under the Royal Palms», l’ autore Laurence Leamer ha scritto, a fine Anni Ottanta, che Trump era accreditato come il primo proprietario di un club privato golfistico a ospitare una coppia gay. Rand Hoch, attivista gay che aveva fondato nel 1988 il Consiglio dei Diritti Umani della Contea di Palm Beach ha ricordato di aver portato suoi partner gay nel Club di Trump in varie occasioni.

«Ci trattava come tutte le altre coppie», dice Hoch. Abe Wallach, executive alla Trump Organization negli Anni 90, gay, ricorda: «Il suo principio era: sei in gamba a fare il lavoro per il quale ti ho assunto? Se sì, niente altro contava». Wallach e il suo partner gay volavano con Donald nel suo jet privato nei fine settimana ad Atlantic City. La Fondazione di Trump è sempre stata generosa verso cause care ai gay, dando soldi fin dagli Anni ’80 all’ AIDS Service Center e alla AIDS Foundation di Elton Jones, suo amico. Nel 1987, Donald diede 25mila dollari (di allora) alla Gay Men’ s Health Crisis.
6) «Trump spietato xenofobo che deporta a più non posso».
Obama e Bush hanno deportato più di 2 milion idi clandestini a testa? Non importa, è Donald il razzista. L’ ultima è di ieri: l’ agenzia AP pubblica un rapporto che verrebbe dalla Casa Bianca secondo cui il presidente ha chiesto di dispiegare 100mila effettivi della guardia nazionale contro i clandestini. Notiza smentita subito dall’ amministrazione.
7) Trump vuole invadere il Messico.
Il primo febbraio Yahoo News ha pubblicato un rapporto di AP su una telefonata di Trump al presidente messicano Peña Nieto. La notizia vera è la illecita fuga di notizie a opera di qualcuno che, ora, Trump vuole scovare e punire. La bufala è che Trump «sta considerando di mandare truppe in Messico per reprimere i narcos», anche se la stessa AP ha ammesso che il governo messicano non è d’ accordo con l’ interpretazione della «invasione».Ovviamente la Casa Bianca ha riaffermato di non avere alcun piano di «invadere il Messico». Ciononostante, l’ ex speech writer di Obama ha twittato «Scusate, ma il nostro presidente ha minacciato di invadere il Messico?».

8) Le accuse a Trump di aver assalito sessualmente varie donne.
Il caso più clamoroso, quello della reporter di People magazine Natasha Stoynoff che ha detto di essere stata assalita dal tycoon una quindicina d’ anni fa nel suo resort Mar-A-Lago in Florida, è stato smentito dal maggiordomo Anthony Senecal. «No, non è mai avvenuto», ha detto al giornale The Palm Beach.

Trump non si è mai appartato con Natasha, che non ha portato alcun testimone dell’ assalto, mentre Senecal era presente all’ intervista.
9) «Melania è stata una prostituta».
La settimana scorsa la First Lady ha ottenuto un «sostanzioso risarcimento» con un accordo extragiudiziale dal blogger Griffin Tarpley del Maryland, che l’ aveva diffamata con quella frase.

10) «Rimosso il busto di Martin Luther King dalla Casa Bianca».
Il reporter di Time, Zeke Miller, il 20 gennaio ha scritto che un busto del campione dei diritti civili MLK era sparito dalla residenza. Scoppiò subito una controversia sui media, che finì quando Miller pubblicò la rettifica. La spiegazione di Time per la pubblicazione e la correzione? Miller non aveva chiesto nulla ai funzionari della Casa Bianca e aveva «concluso che la rimozione c’ era stata perché lui aveva guardato in giro e non aveva visto il busto».