Toglie le sterpaglie dal terreno. Agricoltore dell’Isola del Giglio rischia il carcere
Ripulisce delle erbacce un pezzo della sua terra e rischia 11 giorni di carcere. Stranezze normative italiche. Lo sa bene Francesco Romano Carfagna, 66 anni, agricoltore dell’Isola del Giglio. Ha pulito dai rovi cento metri quadrati di sterpaglie, mirti e lentischi e si è visto recapitare dal giudice una condanna.
Carfagna produce vino ansonica, varietà pregiatissima che finisce in 9mila bottiglie vendite per metà in Italia e per il resto in Europa. Francesco era professore di matematica, decide di lasciare tutto e di iniziare a produrre vino. Amici e gente del posto lo prendono per matto. Ma lui non se ne cura e avvia la sua azienda vitivinicola, compra un terreno abbandonato vicino al faro di Capel Rosso, siamo nell’estremità meridionale dell’isola. Microclima perfetto per l’uva e il miracolo accade. “Vendiamo bottiglie in Italia, in tutta Europa, e anche negli Stati Uniti e in Giappone – racconta Carfagna – e adesso invece di prendermi in giro, la gente mi rispetta”.
Tutto bene finché non arriva un sopralluogo della Forestale, con successiva denuncia e decisione del giudice con decreto di condanna. Con tanto di multa da 8mila euro, che possono diventare 5mila, con l’aggiunta di 11 giorni di carcere. Il giudice ha applicato la legge e prevede che se un terreno fa parte di un parco naturale, come nel caso del vigneto di Carfagna, non si possono togliere senza permesso neppure le erbacce.
“I valori del paesaggio rurale italiano – spiega Mauro Agnoletti, professore associato presso il Dipartimento di gestione dei sistemi agricoli alimentari e forestali dell’Università di Firenze – sono un prodotto della cultura, non dell’abbandono. L’agricoltura è l’attività che ha impresso le sue forme alla base naturale, producendo un paesaggio che scrittori, poeti e viaggiatori hanno celebrato per secoli e che ancora oggi è associato all’immagine dell’Italia nel mondo”.