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Una giornata in Famiglia – racconto

Ciao mondo,

oggi è stata una giornata come le altre, anche se ci siano recati al Lavoro.

Questa mattina ero in macchina, di solito sto dietro al Papino che guida, quando usciamo, ma oggi si Lavora e sono nel sedile posteriore, Papino è nel sedile del passeggero, che si prepara.

Quando si prepara mi immagino sempre un grosso cinghiale che si dimena, un cinghiale con gli occhi rossi come fiamme, che brillano nel buio.

E non so come faccia, siamo in una auto grande, una specie di fuoristrada grande come un furgone, ma la cabina è piena quasi del tutto.

Anche io mi sto preparando, come il Papino, ormai ho sedici anni, e devo andare Fuori insieme con lui.

Parto dal basso, come mi hanno insegnato.

Prima gli scarponi, senza lacci, che possono fare inciampare, stringo forte anche sulle caviglie, altrimenti se metto un piede in fallo potrei slogarmi una caviglia.

Poi stringo le protezioni in Kevlar sulle caviglie, e controllo che la piastra del ginocchio sia ben fissata e che sia libera dai movimenti. Piastra inguinale e giubbotto  , ben stretti, così come le protezioni sulle spalle. Protezioni alle braccia, gomiti e guanti corazzati, solo le punte delle dita sono libere. Tocca alla bandoliera, una fila di granate, di colori e forme diverse e i caricatori per i due P90, uno per braccio. Tutto a posto.

Per ultimo il casco e la maschera balistica, classe due, con protezioni per il collo . Papino non vuole che mi faccia male, il primo giorno di Lavoro.

Nell’auto siamo in quattro, Papino ed io da un lato. Il Rospetto è seduto dietro, di fianco a me. E’ ancora piccolo e  e non deve andare Fuori, lui è il responsabile del Big Mac. Il Big Mac e di dietro, dentro un enorme tubo, e sarà lui a puntarlo e usarlo dove serve.

la Matta, la mia cara mammina è alla guida, lei deve solo guidare e occuparsi della sicurezza, ma è sempre nervosa, già trema come una foglie e non siamo neanche parcheggiati.

Arriviamo a destinazione, comincia il lavoro.

Un edificio grande, squallido è lì che ci aspetta, a cento metri.

Stiamo provando gli auricolari, e , come al solito Rospetto comincia a fare casino.

Non voglio chiamarmi mister orange, voglio cambiare nome

“Accidenti“, fa papino “abbiamo già deciso tutto ieri, non possiamo cambiare

Solo a te piacciono quei vecchi film, voglio dei nomi più belli, io vorrei chiamarmi Rainy, come una pioggia di pallottole

Ok, fai pure, allora io mi chiamerò Snowny, la mamma Cloudy e la Principessa , ovviamente Sunny“.

Dai papino” faccio io ” Non prendermi in giro!

Sono serissimo, tu sei il sole, principessa!

Zitti ora che comincia il Lavoro

Un grosso furgone blindato, grande poco più del nostro fuoristrada, si avvicina in retromarcia all’edificio, subito si apre e ne escono tre guardia armate, che nervose cominciano a guardarsi tutto intorno.

dei FAMAS addirittura“, fa Papino, che ha la voce deformata dalla maschera.

Noi siamo pronti , ma non ci vedono , la macchina ha i vetri completamente ricoperti di pellicola riflettente, siamo solo un altro fuoristrada confuso in mezzo agli altri.

si comincia“, fa Papino, completamente intabarrato in un armatura antiproiettile, come me del resto.

Prima di uscire si infila un berretto rosso con il pompon sulla testa e mi fa: “Sunny, i ragazzi del furgone sono tuoi, stai attenta!“.

Esco, il sole improvvisamente sembra meno forte, oggi, tutto si fa smorto, come in bianco e nero.

Impugno i due P90, uno per mano e scarico quasi del tutto i due caricatori sulle guardie, che non hanno neanche il tempo di girarsi verso di me.

Si dimenano come percorsi da corrente elettrica, trafitti da una ottantina di pallottole, e poi si afflosciano sul posto, come burattini a cui sono stati tagliati i fili. Tutto come mi avevano detto. Però una guardia è stata veloce, e si è riparata dietro il furgone.

Cazzo! Corro di fianco al furgone blindato, lascio le due mitragliatrici, che penzolano ai miei fianchi legate da cinghie e afferro una bomba. Cilindrica, gialla, una flash -bang da esterno, potenziata.

Strappo la spoletta e la faccio rotolare sotto il furgone, due secondi.

Whhuuumph, l’esplosione assorda quasi anche me , malgrado le cuffie integrate nell’elmetto. Giro di fianco al furgone, la guardia è in ginocchio, le mani sulle orecchie la bocca aperta e gli occhi chiusi. Lo finisco in fretta, e ricarico in pochi secondi, altri due caricatori da 50 colpi. Papino intanto è entrato nella banca, armato di un P90 come i miei e di un lanciagranate modello GM 94. Sto per seguirlo, poi mi ricordo che ho ancora una cosa da fare.

All’Interno del furgone blindato  c’è l’autista, che ora sta senz’altro urlando nella radio o nel telefono per chiedere aiuto: inutile, mammina ha acceso i jammer. Niente chiamate a casa, oggi. Mi avvicino al portellone posteriore, lancio un granata , sferica e rossa, questa volta, cinquanta grammi di C4, e mi affretto a chiudere bene, facendo scattare la serratura dell portellone

Sono a diversi metri di distanza quando esplode. All’improvviso il furgone, pesantemente blindato si gonfia, come un palloncino pieno di gas, e i vetri anteriori si crepano , mentre una fiammata divora l’interno. I calcoli erano giusti, nessuna palla di fuoco e finestre rotte tutto intorno questa volta.

Intanto dietro la matta ha già azionato le telecamere, piazzate giorni prima, e osserva tutte le strade intorno. Il rospetto ha già azionato il Big Mac, ovvero la mitragliatrice Gatling e il lanciamissili che escono dal tetto del furgone.

Per lui è come  un videogioco, in fondo ha solo dodici anni.

Entro, sul soffitto un foro enorme, tutto intorno i pezzi del controsoffitto cadono a fiocchi, come neve. Papino ha fatto il solito ingresso, con il berretto rosso urlando “Buon natale del cazzo a tutti” e facendo esplodere il soffitto ha attirato l’attenzione dei presenti: due o tre persone sono a terra, immobili e fingono di essere morte, ma sono vive, le vedo ancora tremare. Papino sta spingendo fuori un carrello piano di borsoni, non so di chi sono i soldi questa volta, se della Mafia o della Yazuka, ma Papino dice che adesso solo i delinquenti spostano grosse quantità di contanti. Gli altri fanno solo debiti .

All’improvviso alcuni colpi di pistola, un proiettile mi rimbalza contro il casco, inoffensivo, un uomo armato è uscito da un ufficio, e ci spara addosso.

Papino gli punta contro la canna enorme del lancia granate,  il tizio si chiude dentro l’ufficio, sbattendo la porta.

Whuumph, la granata perfora la porta come se non esistesse, e subito la fiammata dell’esplosione riempe la stanza. Il fuoco consuma tutto l’ossigeno, e i vetri dell’ufficio esplodono e poi vengono come risucchiati all’interno. Nessun sopravvissuto, le granate termobariche non lasciano viva neanche una zanzara.

Corriamo fuori, spingendo il carrello, Papino urla nel casco! “i fumogeni!“. Lascio le mitragliatrici, che mentre corro mi sbattono ai fianchi penzolando come ali, e afferro due granate verdi, lunghe e sottili.

Le lancio dentro la banca, e esplodono diffondendo un “fumo” asfissiante. In realtà i fumogeni non sono gas, ma polveri finissime, per quello sono così micidiali, ti si attaccano alla pelle e se ti sfreghi gli occhi e la faccia peggiori solo la situazione.

La matta, nome in codice Cloudy urla negli auricolari “due coca cola in arrivo da Viale Monza“. Strano , quando siamo nella merda la sua voce cambia, non è più stridula come quando è agitata perché non facciamo i compiti, ma calma e tranquilla.

Le Coca Cola sono due auto della polizia, poveri ragazzi.

la mitragliatrice gatling apre il fuoco e Rospetto, pardon Rainy, fa saltare motori e cofani delle auto, è un vero artista in questo, di solito lascia  un poco scioccati i poliziotti, senza quasi un graffio. Ogni dieci proiettili uno è tracciante e l’espulsione dei bossoli, modificata da mammina, è frontale, un torrente di fuoco sembra uscire dalle canne mentre i bossoli volano a venti metri di distanza secondo un curva aggraziata, un parabola perfetta. Da quando Papino è scivolato sui bossoli alcuni Lavori fa ci tiene a tenere tutto pulito.

Buttiamo quattro enormi borsoni dentro , pieni di banconote e scappiamo o via a tutta velocità.

Dopo pochi chilometri arriviamo al Camion, la rampa è già abbassata, e saliamo a bordo, in retromarcia.

Subito Papino e Rospetto si affrettano a smontare il portellone dell’auto e a scaricare il Big Mac, costa un botto ed è insostituibile, l’auto la lasceremo a poca distanza , con le borse che contenevano i soldi, ed anche le microspie. il mio compito è quello di controllare ogni mazzetta, prima di chiudere tutto dentro valigie in alluminio.

Una ultima fiammata, che consuma l’auto e siamo già lontani.

Stasera voglio mangiare Mac Donalds“, fa Rospetto.

Lo dice ogni volta.

Tutto normale.

 

By Nuke di Liberticida

Cosa ne dite ragazzi del mio scritto?