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l’ostacolo

Ora che il fallimento dell’euro è lampante e ben visibile, alcune amministrazioni tentano di porre rimedio alla mancanza di liquidità agendo in ordine sparso e disordinato. Abbiamo già avuto in passato monete parallele che furono affiancate alla lira, le Am Lire, moneta coniata dagli americani per far ripartire l’economia del dopoguerra,e i miniassegni, creati verso la fine degli anni ’70 per sopperire alla scarsità di spiccioli; in entrambi i casi motivazioni e fini di quelle monete erano completamente diversi dai problemi derivanti dall’euro che si tenta oggi di risolvere: la scarsità di liquido in circolazione. La BCE di Draghi, col Quantitative Easing, sta cercando di ridare fiato alle economie eruopee facendo quello che gli stati euro non possono più fare: stampare moneta. Ma una cosa è se uno stato stampa in proprio la moneta e la immette nel circuito monetario, altra cosa è se lo stato, per avere moneta, deve emettere titoli venderli alla banca centrale. Uno stato che emette moneta propria può iniettare direttamente liquidità nel circuito monetario attraverso la realizzazione di opere pubbliche, sopratutto nel campo edile, che fanno ripartire l’indotto su tutti i comparti manifatturieri, facendo durare l’emissione straordinaria per il periodo necessario, tenendo sotto controllo l’inflazione con la leva fiscale; ma se lo stato è costretto a vendere i propri titoli per avere moneta succede che qui titoli cominciano a perdere valore poiché i rendimenti si abbassano: è chiaro che se in circolazione ci sono molti titoli italiani, anche se detenuti dalla BCE, io speculatore comprerò titoli italiani solo ad un prezzo molto basso nel mercato internazionale; lo stato italiano è quindi costretto, per poterli vendere nel circuito internazionale ad abbassare il valore di quei titoli o ad alzare il loro rendimento, cioè dice:se compri il mio titolo esso ti renderà alla scadenza il3% o il 5% o 20%. E questo aumenta il valore del debito pubblico in mano agli stranieri. Inoltre la BCE emette moneta per mantenere l’inflazione al 2%, perché quello, e NON ALTRO, è il suo scopo; raggiunto quel tetto smetterà di comprare titoli lo stato si troverò in grossa difficoltà in quel momento: senza soldi e con titoli che valgono poco o nulla.

E’ dunque necessario avere liquidità senza doverla comprare dalla BCE, ma come fare? Uscire dall’euro sarebbe la cosa migliore ma, almeno per la prima fase, sarebbe sangue sudore e polvere, allora ecco l’idea di emettere una moneta parallela all’euro direttamente controllata dallo stato, che è quello che vorrebbe fare Berlusconi. Farlo su scala nazionale però è difficile per via degli accordi cha abbiamo sottoscritto, quindi le amministrazioni locali cominciano a pensare a monete parallele emesse direttamente da loro. In Val D’Aosta c’è il Valex, nel lazio c’è il Tibex, in Sardegna c’è il Sardex che, anche se non si tratta di vere e proprie monete parallele, stanno dando buoni risultati, e i sindaci di Torino e Roma stanno valutando l’emissione di monete locali, rispettivamente il  Torino-coin e il Sesterzio. Si tratta di escamotage per aggirare gli euro-accordi capestro che stanno strozzando la nostra economia, accordi firmati da una classe dirigente ignorante, miope, incapace e impreparata, oltre che disonesta naturalmente.

Uscire dall’euro è assolutamente necessario dunque, ma come, al di fuori dei tentativi locali? La mera conversione dell’euro nella vecchia lira nazionale avrebbe, si ritiene, a due principali svantaggi: una eccessiva svalutazione nei confronti dell’euro e la conseguente fuga dei capitali all’estero; personalmente penso che la prima sia solo teorica e la seconda sia già avvenuta ma, non volendo rischiare, una interessante soluzione è quella proposta da Marco Cattaneo e Giovanni Zibordi,  autori di “Soluzione Per l’Euro”, in sostanza non si esce dall’euro ma si affianca una moneta nazionale facendola nascere sotto forma di buoni di credito fiscale emessi dallo stato. In questo modo si liberano capitali reali, ancora in euro, che consentono la ripresa della domanda interna. Una volta che l’economia si è sufficientemente ripresa lo stato comincia a immettere lire spostando gradualmente tutte le proprie transazioni sulla di essa, sempre mantenendo l’euro in corso, questo obbligherà cittadini e aziende a convertire le proprie transazioni in lire, alla fine tutto il denaro sarà convertito in lire e l’euro, ancora perfettamente in vigore, rimarrà inutilizzato. La nuova lira sarà poi di fatto accettata anche a livello internazionale in quanto moneta sovrana già conosciuta, quindi che non spaventa i mercati, perché introdotta gradualmente. Ora occorre una classe dirigente non prona che cominci a traghettarci fuori da questo disastro, occorrerà quindi un enorme colpo di fortuna, dato che il sistema di voto non consente a noi cittadini di sceglierci chi ci governa. E’ questo il vero, grande, insormontabile ostacolo all’uscita dall’euro e da un’Europa ormai fallita sotto ogni punto di vista.

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