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L’uscita

Alcuni possono anche scegliere di rinunciare al progresso, allo sfruttamento delle risorse, alla tecnologia e seguire una cultura più ‘primitiva’; la vera differenza che misura il grado di ‘civiltà’ è l’assimilazione dei diritti fondamentali dell’uomo e la sua libertà prima di qualsiasi altra cosa. http://calcydros.wordpress.com/2012/09/22/s-p-q-r/

Oly64

Tutta gente che se sta male è solo PER SUA ESCLUSIVA SCELTA, come sostieni anche tu

mmyg

Sua scelta?!? L ‘hanno scelto loro? Creiamo virus da testare per farne morire a frotte, abbiamo le cure ma non li assistiamo , non vogliamo che si spostino, che emigrino ed hai pure il coraggio di dire che è una loro scelta nascere lì ed ammalarsi? Nonsolodevi vergognarti, manasconderti perchèfai schifo – Hop ersofintroppotempoconte. Addio

Oly64

uscitaMi conforta assai il lucido pensiero di Elias Canetti, premio nobel per la letteratura nel 1981,  quando afferma, in quell’assoluto capolavoro dal titolo “la provincia dell’uomo”, che “L’ignoranza non deve impoverirsi con il sapere. Per ogni risposta deve saltare fuori, lontano e apparentemente non in rapporto con essa, una domanda che prima dormiva appiattata. Chi ha molte risposte deve avere ancor più domande“. In quel libro forse irriverente, Canetti si beffa della mediocrità celebrata ad ogni costo, delle mode intellettuali che si susseguono una dopo l’altra, senza filo logico, sempre in contraddizione. Ho ritenuto il suo pensiero un insegnamento, contestandolo in alcuni passaggi, ma riconoscendolo valido e geniale nell’impianto generale. E ho cercato di adeguarmi a quell’insegnamento, ho cercato sempre di approfondire per poter capire, in tutto quello che ho fatto. Facevo disperare mio padre perchè acquistavo i libri scolastici doppi, nella convinzione che ciò che un autore tralascia l’altro lo evidenzia, nella convinzione che l’abilità di spiegare le cose è soggettiva e ciò che uno spiega in un modo l’altro lo spiega meglio, o semplicemente è più compatibile col mio schema mentale. Ricordo un professore di matematica molto parco di parole, sembrava quasi che dovesse pagare ogni sillaba che gli usciva dalla bocca, quando spiegava un concetto si atteneva all’enunciato senza andare oltre, senza cercare altre vie verbali, altre parole che potessero meglio chiarire i concetti che esponeva; ricordo che mi fece penare a tal punto da rendere inevitabile lo scontro, il casus belli si presentò col Teorema di Langrange:

Se [a,b] è un intervallo chiuso ed è f : [a,b] allora esiste f : C[a,b] derivabile in [a,b]

Così era l’enunciato e così lo riportava a noi studenti, a chi chiedeva maggiori spiegazioni gli faceva la dimostrazione matematica, un frullato di simboli che non potevano assolutamente essere compresi da chi nemmeno riusciva a capire l’enunciato base. Ma il secondo testo di matematica che avevo, quello non ufficiale, spiegava le cose diversamente, le spiegava con la “voglia” di spiegarle, con l’intenzione di farsi capire anche a costo di apparire meno accademico e più popolare; così una volta compreso ciò che quel teorema significava affrontai quel professore e sentenziai: “non è forse la stessa cosa dire che in una curva compresa tra i punti A e B esiste uno e un solo punto C in cui può passare l’unica retta tangente a quella curva?” . Si lo era, era la stessa cosa ma non lo volle mai ammettere. Aveva dunque ragione Canetti:  l’ignoranza non deve impoverirsi col sapere! Chi impoverisce il suo sapere, o presunto sapere, non deroga mai dai suoi convincimenti, e il suo sapere diventa sempre più presunto, più instabile e vacilla sotto i colpi delle domande, sotto i colpi delle  dimostrazioni, sotto i colpi delle nuove idee. Chi vuole veramente divulgare conoscenza non si adagia sui preconcetti, approfondisce e mostra diverse versioni del concetto che vuole divulgare, laddove esistano. Chi invece ritiene di avere il possesso dell’assoluto, chi è convinto di sapere senza aver bisogno di ulteriori approfondimenti non ammette contestazioni, e quando si mette qualcuno di costoro davanti alle proprie contraddizioni scatta la reazione, sempre violenta, dovuta all’incapacità di sostenere le proprie convinzioni con dati di fatto. Chi viene a trovarsi in questa condizione è costretto a scegliere tra due strade, tra due uscite: 1) ammettere che le proprie convinzioni sono sbagliate e fare atto di umiltà – 2) non ammettere che le proprie convinzioni sono sbagliate e alzare la voce, cercare lo scontro.

Fare atto di umiltà è molto difficile, è faticoso e umiliante, ma intelligente, molto intelligente; significa porsi quelle domande che “prima dormivano appiattate”, significa esplorare quelle strade un tempo ritenute buie e retrograde, significa aver la volontà di crescere, di maturare, di evolvere. I più evitano questo percorso doloroso e faticoso, meglio dire “vergognati”, meglio dire “fai schifo” e scappare. La fuga diviene una necessità allora: che altro c’è da dire? Chi si ritiene possessore unico dell’unica verità non ha interesse nella prosecuzione del dibattito, ha già detto tutto col suo “fai schifo”, “dici solo stronzate”; se continuasse nel dibattito continuando a sostenere temi che già gli sono stati palesati come insostenibili non farebbe altro che aggravare la sua posizione così esce, fugge verso altri lidi dove le sue convinzioni ancora sono accettate, dove ancora può trovare qualcuno che non contesta, che non si pone e pone domande imbarazzanti. L’autostrada della maturità e della conoscenza vera ha molte uscite, prenderle è facile, ma lì ci si ferma!