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Magistratura komunista

“E’ pedofilo ma disciplinato”. Bufera sul giudice che rimette in libertà un 21enne

Per l’imputato niente carcerazione in attesa del processo, solo obbligo di firma. Orlando invia gli ispettori

'E' pedofilo ma disciplinato'. Bufera sul giudice che rimette in libertà un 21enne
Redazione Tiscali

Un’immagine del gip fotografato in tribunale con indosso una maglietta rossa. Una foto che fa il giro del web perché legata all’assoluzione di un uomo di 21 anni, pakistano richiedente asilo, accusato di aver violentato un bambino disabile di 13 anni, suo connazionale. La decisione di liberarlo ma con l’obbligo di firma, presa dal giudice dell’udienza preliminare, Giovanni Ghini, ha scatenato polemiche e proteste. Una decisione “non consona”, proprio come l’abbigliamento sfoggiato in aula.

La violenza è avvenuta nella Bassa Reggiana. Il bimbo è figlio di amici. Il 21enne avrebbe convino il piccolo a seguirlo nelle campagne di Reggio Emilia in bicicletta e qui sarebbe avvenuto l’abuso. Tornato a casa il piccolo avrebbe raccontato tutto ai genitori. D qui la denuncia e la carcerazione, a cui ha fatto seguito la confessione dell’imputato. Ma l’udienza preliminare lascia spazio a nuove decisioni contro ogni evidenza dei fatti.

Secondo il giudice, che ha accolto le richieste dell’avvocato difensore, il giovane non deve stare in carcere in attesa del processo. Per lui solo l’obbligo di firma. Il motivo è scritto nell’ordinanza. “L’imputato avrebbe dimostrato uno straordinario senso di autodisciplina” e il suo comportamento “basta anche senza la pienissima confessione, a garantire che le esigenze cautelari possano essere soddisfatte con misure diverse” dal carcere. L’uomo, del resto, ai domiciliari non ci può andare perché un domicilio non ce l’ha: chi lo ospitava non ne vuole più sapere.

Il Gip nella bufera

Tutto intorno si solleva il polverone. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha fatto sapere che manderà un’ispezione, mentre i sindaci del Reggino protestano e il governatore del Pd, Stefano Bonaccini, si dice sconcertato. Il magistrato sta nel mirino di tutti. A difenderlo, come riferisce Repubblica, c’è solo la compagna, avvocata: “E’ una situazione inaccettabile. Abbiamo ricevuto insulti e minacce di morte che non si possono prendere alla leggera. Lui ha soltanto applicato la legge”.