Senza categoria

Pronto (!) soccorso

“Anche 60 ore in pronto soccorso prima del ricovero”. Ecco perché accade

L’allarme è stato lanciato a Tiscali.it da Chiara Rivetti di Anaoo, il più rappresentativo sindacato dei medici ospedalieri che ha fatto una accurata indagine sullo stato di salute delle strutture di primo intervento italiane.

Prima della grande crisi che da anni ormai colpisce l’Italia qualcuno arrivava a definire la nostra sanità addirittura la migliore del mondo. Ma quel primato, se mai c’è stato, oggi dista anni luce e probabilmente il segno più tangibile è il collasso dei pronto soccorso. Una conferma è arrivata da uno studio di Anaoo, il più rappresentativo sindacato dei medici ospedalieri. Tiscali.it ne ha parlato con Chiara Rivetti, autrice dell’indagine.

Tempi standard non rispettati nel 70% dei casi

“Lo standard – ha raccontato – prevede un tempo massimo di 2 ore per l’invio in reparto dopo la decisione di ricovero. In realtà nel 70% dei casi questo limite non viene rispettato. Venticinque mila pazienti hanno atteso in pronto soccorso un tempo compreso tra le 24 e le 60 ore”. Esistono differenze tra le varie zone del Paese? “No” il disagio è omogeno in tutto il territorio. Le uniche differenze sono tra “le piccole e le grandi strutture”. In quest’ultime “il 40% aspetta più di 2 giorni”.

Sovraffollamento a causa di un effetto imbuto

Dati incredibili che vanno oltre ogni logica attesa. “Il sovraffollamento – ha proseguito Rivetti – si registra praticamente tutto l‘anno a causa di un effetto imbuto. Mancano i posti letto e i malati si accumulano in pronto soccorso”. Ma contrariamente all’opinione comune questo effetto imbuto non si verifica “perché è aumentato il numero di accessi al pronto soccorso”.  Le cause sono altre. “I malati sono diventati più complessi in quanto più anziani ma i fattori determinanti sono il taglio del personale sanitario e dei posti letto avvenuti negli ultimi anni”.

Italia fanalino di coda per posti letto ogni mille abitanti

“Tra il 2009 e il 2014 – ha spiegato l’autrice dello studio – il numero dei medici ospedalieri è sceso di 7 mila unità. Il taglio dei posti letto è avvenuto più o meno nello stesso periodo. Tra il 2000 e il 2013 si sono ridotti di 71200 unità, il 24% del totale”. A causa di queste misure l’Italia è precipitata nel fondo della classifica del numeri di posti letto ogni 1000 abitanti. “Sono 3,3 contro i 5,2 della media europea, i 6,2 della Francia e il 7,6 della Germania”.

Spending review fatta male

Tagli pesanti frutto della spending review che ha colpito la sanità in questi anni. La razionalizzazione dei costi si sarebbe potuta fare meglio? “Sì, i posti letto sono stati ridotti senza una parallela riorganizzazione del territorio e dell’assistenza domiciliare” che avrebbe mitigato gli effetti del tagli nei ospedali. “Forse si poteva essere più lungimiranti”  ha concluso Rivetti.