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Deozonizzati

Da sito Meteolive

La grossa bufala del buco nell’ozono

 

Era da tempo che non se ne parlava diffusamente e che questo argomento non trovava ampio spazio all’interno delle rubriche televisive e giornalistiche, probabilmente perché l’anomalia atmosferica registrata a lungo negli anni scorsi e assurta all’attenzione della pubblica opinione col nome di “buco dell’ozono” per molti anni era rientrata nei “ranghi della normalità”. 

Sin dagli anni 80 del secolo scorso si imputò ai clorofluorocarburi contenuti nelle bombolette spray e nei liquidi refrigeranti la causa principale di tale anomalia e, allo stesso modo, negli anni successivi, si attribuì la benefica ricostituzione dello strappo atmosferico alla messa al bando di quelle famigerate bombolette, sulle quali, dal 1987 in poi, iniziò a comparire la nota scritta “Non contiene propellenti ritenuti dannosi per l’ozono”.

E’ notizia di ieri, 5 Aprile 2011, (fonte “La Repubblica.it, N.Di R.) che, in base a rilevazioni satellitari,  “l’ozono presente al di sopra del settore euro-atlantico dell’emisfero Nord ha subito una diminuzione record, con livelli scesi ai minimi dal 1997”. All’interno dell’articolo si legge ancora: “Come è noto questo gas costituisce uno strato in grado di proteggere gli organismi viventi dalle radiazioni ultraviolette nocive del sole ma l’utilizzo di una serie di sostanze chimiche, e in particolare i clorofluorocarburi, negli anni passati ne ha assottigliato fortemente la consistenza. 

Grazie alla messa al bando di queste sostanze decisa con il Protocollo di Montreal del 1987, il buco nel corso degli anni si è andato gradualmente riducendo, fino all’imprevista frenata delle scorse settimane.  

Nel resto dell’articolo, con una buona dose di confusione da parte dell’autore, si dà spazio alle interpretazioni del fenomeno da parte dell’ESA, l’Ente Spaziale Europeo e da parte dell’OMM, l’Organizzazione Meteorologica Mondiale con sede a Ginevra. Il primo ente attribuisce alla notevole forza del vortice polare di questo Inverno (anche se nell’articolo si parla erroneamente di “vortici polari”) la causa di tale anomalia, associandola a delle elevate temperature e quantità di ozono (???) all’interno della stratosfera polare. 

In seguito si legge: “Adesso gli scienziati sono al lavoro per cercare di capire perché gli inverni di questi due anni sono stati così caldi e se questi eventi casuali sono statisticamente collegati ai cambiamenti climatici globali”, anche se, ad un’attenta analisi, quest’ultimo concetto risulta incongruente con quanto riportato in precedenza, dove si fa riferimento ad un eccezionale riscaldamento stratosferico a cui, come è noto, spesso corrisponde una anomalia termica negativa alle basse quote e non certo ad “inverni caldi” come invece è riportato all’interno dello stesso articolo! 

A seguire, per dar maggior spessore a quanto riportato nel pezzo pubblicato, si da’ voce all’opinione di Mark Weber dell’Università di Brema, secondo cui “nei decenni a venire continueranno ad esserci forti perdite chimiche di ozono nel corso di inverni artici eccezionali”.

Diversa risulta, invece, l’interpretazione fornita dall’OMM che attribuisce l’attuale “buco dell’ozono” alla presenza in atmosfera di sostanze nocive, che si sottintende siano di origine antropica.
Come se non bastasse, come una ciliegina sulla torta (anche se, in questo caso, sarebbe più giusto parlare di “frittata”), si allega una immagine tratta da “Wikipedia” che illustra la circolazione delle masse d’aria all’interno del vortice polare antartico, quando invece nell’articolo si fa riferimento al vortice polare artico!

Ora, sorvolando sulle imprecisioni dell’autore, ed indipendentemente dalle differenti interpretazioni delle due autorevoli agenzie scientifiche, ciò che balza all’occhio attento anche di chi possiede almeno qualche nozione di base di Fisica dell’atmosfera è che non si fa riferimento alcuno alla radiazione solare, responsabile unica della presenza di ozono in atmosfera, ma, in entrambe le interpretazioni si attribuisce l’attuale assottigliamento dello strato di ozono, all’attività dell’uomo che direttamente (con le emissioni inquinanti), o indirettamente (col riscaldamento globale, sottinteso su base antropica) agisce sullo stato di salute dell’ozonosfera.

Senza entrare troppo nel dettaglio delle reazioni chimiche implicate nella formazione e nella distruzione dello strato di ozono, è noto che la radiazione solare, interagendo con le molecole di ossigeno atmosferico, produce la sua dissociazione in atomi di ossigeno i quali, ricombinandosi con l’ossigeno atomico producono l’ozono che assorbe i raggi UV: in altre parole, il Sole invia raggi potenzialmente nocivi in direzione della superficie terrestre e gli stessi fabbricano il loro antidoto prima che essi raggiungano il suolo. 

Chiaramente, quanto più intensa è la radiazione solare, tanto maggiore sarà la produzione di ozono e… viceversa! In altri termini, quando la radiazione solare in arrivo è minore, più piccola risulterà la quantità di ozono prodotta, la quale risulta minima proprio in prossimità delle calotte polari durante i relativi inverni. 

C’è dell’altro: la radiazione emessa dal Sole non è costante, essa presenta massimi e minimi legati principalmente (e non solo) al ciclo undecennale delle macchie solari, il cui numero è proporzionale alla quantità di radiazione emessa. Si da’ il caso che, dopo la forte attività solare registrata negli anni passati, da circa 4 anni stiamo assistendo ad una scarsa attività della nostra stella, come è testimoniato anche dalla scarsa presenza di macchie sulla sua superficie. 

E’ appena il caso di aggiungere che l’altro minimo registrato nello strato di ozono a cui si fa riferimento nell’articolo menzionato, ovvero quello del 1997, corrispose esattamente al precedente minimo registrato nell’attività solare.

Alla luce di ciò, è possibile che non si pensi minimamente di legare le oscillazioni dello strato di ozono alle variazioni dell’attività solare e, quindi, l’attuale assottigliamento alla notevole e prolungata fase di minimo solare a cui stiamo assistendo da oltre 4 anni? 

Perché, allora, imputare ancora una volta all’uomo la causa unica di questa anomalia e non legarla in alcuna misura al Sole che da sempre è la fabbrica dell’ozono? 
Qui non stiamo certamente negando l’effetto di certi composti chimici, anche di origine antropica, che in qualche misura possono accelerare il processo di distruzione dell’ozono! Tuttavia, il fatto che due agenzie scientifiche di livello mondiale non facciano notare che i due più importanti minimi dell’ozono registrati negli ultimi anni, guarda caso, coincidano proprio con gli ultimi due minimi nell’attività solare desta un certo sospetto! 

Il sospetto di chi, libero da condizionamenti di massa, pensa che una parte del mondo chiamato scientifico ha la presunzione di far credere all’opinione pubblica che l’uomo è giunto a decifrare tutti i segreti del clima e di dare una risposta a tutti i fenomeni atmosferici, ancor prima di essere capace di riprodurli sperimentalmente, come insegna invece, da oltre 400 anni il metodo galileiano! Il sospetto di chi vede che, spesso, la mania di onnipotenza dell’uomo è tale da porlo sempre più quale regista delle sorti del pianeta Terra, come del clima! 

Ma soprattutto, la tristezza di chi, ancora una volta, riscontra un esempio di come un mezzo di informazione di massa possa offuscare la realtà delle cose, gettando ombre oscure sulla diffusione della vera e corretta cultura scientifica.

Prof. Pier Paolo Talamo