Senza categoria

La porchetta era davvero impresentabile.

Luca Telese

Guardate questo corpo di donna che esce mestamente dalla scena. Fatevi una domanda, per una volta, con il senno del poi. Ma davvero qualcuno nel mondo ha pensato che Hillary Clinton potesse vincere le elezioni in America? Una donna gravemente minata nel corpo, piena di segni e di cicatrici, costretta a sembrare simpatica senza esserlo, a simulare gridolini di entusiasmo, baci, balletti, sorrisi elettorali. Hillary era la faccia perfetta per raccontare la vecchia America, quella delle elites: i poteri e i capitali nazionali e internazionali che l’avevano generosamente finanziata, ma era davvero incapace di esprimere speranza, di balbettare un qualsiasi “Yes we can”, di diventare figlia di Obama perché ne sembrava, piuttosto, la nonna cattiva. Non le mancava solo la potenzialità de verbo essere, le mancava anche il We, la prima persona plurale, l’abilitazione a raccontare un soggetto collettivo che si fa storia. I ragazzi che erano bambini quando il volto di Hillary si segnava di cicatrici per le menzogne su Monica Levinsky, gli afroamericani che vivono sulla pelle la rabbia per i delitti etnici e per la nuova segregazione, gli operai di un mondo in crisi che erano corsi in massa a registrarsi per sostenere Il vecchio socialista Bernie Sanders, e la sua oratoria imbevuta di utopia e di promesse di uguaglianza sociale, potevano essere sedotti da questa damina sfigurata dal peso della storia, dall’arroganza delle lobbies, dalle mail compromettenti, dall’antipatia dell’establishment a cui dava voce? Lo abbiamo raccontato dopo la Brexit, dopo le elezioni amministrative: questo voto è figlio di una ondata potente che tocca corde profonde degli elettorati, un fiume di rabbia, un vaffanculo, o un fuck, che puó andare indifferentemente a destra o a sinistra – a secondo di come viene comodo – ma che è sempre contro i centri del potere. Il titolo di questa storia è popolo contro elites. Le aristocrazie che governano il mondo non sono più in grado di prevenire e comprendere onesta ondata di rabbia. Ci riesce meglio un vecchio e rabbioso miliardario con il parrucchino che ha capito una sola cosa: l’unica lingua che poteva connetterlo a quel popolo era il politicamente scorretto. Trump ha seguito il suo istinto e quello slang ha iniziato a parlarlo: non è figlio di Bush, che era establishment come la Clinton, non era figlio del vecchio partito repubblicano, che lo ha scomunicato, era un parente inconsapevole, ma molto più stretto di Beppe Grillo.