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Rosa Klingon

Worf mi è simpatico. Worf figlio di Mogh è un klingon, è onesto, crede nell’onore, nel coraggio e nel cameratismo. Worf non ti abbandona se sei suo amico, Worf farà di tutto per ucciderti se sei suo nemico. Worf ti sostiene, cerca di infonderti coraggio nei momenti di difficoltà, come quando ha aiutato il guardiamarina Keiko Ishikawa a partorire nel bar di prora mentre l’Enterprise era in fiamme. Le infondeva coraggio, a suo modo; le ha dato un pezzo di legno da mettere fra i denti per resistere al dolore, le ha detto che lamentarsi, gridare, gemere aumenterebbe il suo disonore, l’ha fatta partorire come una donna klingon. La botanica Keiko, dai gentili e delicati tratti orientali ha partorito come una dura donna klingon, con forza, con coraggio, con vigile consapevolezza, con la dignità che il controllo totale della situazione regala. Che penserebbero le donne klingon delle quote rosa? Cosa potrebbero mai pensare le fiere, guerriere, battagliere donne klingon di divenire comandanti di un’astronave, di un reparto di soldati, in funzione solo di una quota rosa e non in funzione del valore che possono dimostrare per meritare quel ruolo?

Penso che si sentirebbero profondamente offese, penso che si sentirebbero ferite nell’orgoglio e nell’onore; penso che si sentirebbero ritenute incapaci di qualunque cosa senza un aiuto da parte del maschio. Si sentirebbero titolari di una concessione che gli è stata data per misericordia e che in qualunque momento gli può essere revocata. Non credo che una donna klingon accetterebbe mai le quote rosa. Ma anche tra le donne umane ci sono delle signore klingon che hanno la stessa fierezza, che non temono il confronto, che hanno coraggio; donne come Condoleeza Rice,  come Margaret Thatcher. Donne che vestono il rosa klingon, il rosa coraggio, il rosa che porta le stimmate della lotta, del confronto, della conquista.

Sono convinto che nessuno mai viaggerebbe su una corriera guidata da una donna che abbia avuto la patente solo perché titolare di patonza, nessuno mai si sognerebbe di farsi curare da una dottoressa che non sappia nulla di medicina ma abbia una solida QUOTA ROSA, io non me lo sognerei mai! Cosa penserebbe una donna klingon di una donna che accetti la quota rosa? Direbbe che non ha coraggio, che non ha onore, che vive dell’elemosina dei maschi, che sarà manovrata da chi gli ha dato l’incarico, l’elemosina. Per avere successo bisogna lottare, bisogna spintonare, bisogna applicarsi; arrivare sulla tolda di comando col coltello insanguinato tra i denti significa che difficilmente si sarà detronizzati, arrivarci con una quota rosa significa essere un burattino nelle mani altrui, sotto l’influenza altrui; eppure tante vedono nella quota rosa l’unico modo di avanzare, di fare carriera, nemmeno le sfiora il pensiero che potrebbero non essere all’altezza di quel ruolo, non le sfiora il pensiero che se non avanzano è perché non hanno abbastanza palle da tenere testa ai competitors che si troveranno davanti. Il ruolo, a costoro, è dovuto in funzione del loro sesso, questo e questo solo è sufficiente.

Per fortuna queste signore figlie della patonza sono ancora relegate nelle carriere pubbliche, nel privato, nel privato che funziona perlomeno, dove ancora si deve andare avanti con le proprie forze, tuttora non si vedono dirigenti arrivate sulla sedia che scotta solo per una sbattuta di ciglia. Quando questo accadrà, quando basterà una F sul curriculum per avere il posto, caricherò Worf in macchina e andremo ad aspettare il disastro a Minas Tirith, assieme alle donne degne di questo nome, sorseggiando tisane all’assenzio, amare come i tempi che verranno.

 

“Alle donne toste non servono quote di genere.”