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Antieroi

                Soleami un tempo dilettarmi con l’etimologia delle parole, attività che, oltre a contribuire a mantenere svegli i pochi e secchi neuroni che mi popolavano il cranio, riusciva in qualche modo a divertirmi: per esempio, il termine sergente pare derivi da un curioso personaggio che aveva l’incarico di compattare il maggior numero di soldati nel minore spazio possibile; serra gente appunto. E che dire di beccamorto, altra singolare attività, prevedeva, girando di paese in paese, di pungere, beccare, i cadaveri con un apposito stiletto per accertarsi che al momento della sepoltura fossero veramente morti, e non presunti tali. Ma tra tutti, il lemma che più mi ha appassionato è limite. La nascita di questo termine non è chiarissima, ma si pensa che tragga origine dalla fisiologica necessità umana di tracciare confini: aliquid terminis circumscribo, o anche di imporre una misura a qualche cosa o a qualche attività: modum alicuius rei terminare; ma quale che sia la genesi di questa parola è l’ampia rosa di significati che può assumere, a renderla interessante.

 

            Essa può assumere accezioni positive come quando, in caso di qualche disastro, si riesce a limitare i danni, o ancora riuscire ad assicurarsi un bene o un servizio costoso a un prezzo minore limitando le spese; oppure accezioni negative come è limitato nei movimenti, o anche ha oltrepassato i limiti; e mille altre. Ma sono i significati negativi che più caratterizzano questa parola, perché essa ci ricorda che, nostro malgrado, possiamo operare solo all’interno di determinati confini, in buona sostanza ci ricorda che siamo esseri limitati. E’ forse per esorcizzare questa nostra condizione che, nel campo dell’immanente, ci siamo inventati  supereroi come Superman, Batman, l’Uomo Ragno, in grado di sfondare le demarcazioni a cui siamo costretti. Essi ci salvano, ci proteggono, sono onesti ed affidabili e ci rendono giustizia, non ci tradiscono. E noi, in una sorta di effetto compensazione, tendiamo ad identificarci con essi e possiamo tirare il carro fino alla prossima depressione. Nel campo del trascendente poi, abbiamo divinità più o meno permalose che ci guidano, sostengono, puniscono, consolano.

 

            E anch’io ho i miei supereroi: gli uomini dell’età della pietra, i cavernicoli. Eroi anticonvenzionali, certo, ma limitati, come tutti noi. Ma allora perché considerarli supereroi? Perché nonostante i loro difetti e le loro mancanze hanno saputo costruire il mondo che oggi conosciamo. Costoro hanno saputo prosperare in un mondo vuoto, pieno di pericoli e ostacoli in cui tutto era da inventare; sono riusciti a prevalere su animali insormontabili sul piano fisico e a piegarli al loro volere. L’uomo di Cro-Magnon, il Neandrthal e perfino l’Uomo Erectus hanno contribuito, nonostante i loro limiti al progresso della loro progenie. E io, che devo uno speciale ringraziamento alla natura per il supplemento di limitazioni che si è premurata di concedermi, voglio rendere onore ai miei eroi cercando di emularli quando trovo limiti determinati dalle circostanze. Questi sono i miei eroi, o meglio gli antieroi a cui mi ispiro, gente come Frank Perconte, come Alan Turing, come l’Uomo delle Caverne; e non mi importa nulla se erano froci, neri, blu a quadretti rossi o spettinati e sporchi individui coperti di pelli di mammut, per me quello che conta sono i risultati- E i miei antieroi, nel silenzio della loro umiltà, hanno dimostrato di essere EROI!