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Poveretti, loro non hanno la Kyenge

Su segnalazione di Giuvi pubblico quest’articolo tratto dal Il Jester.

La Svizzera chiude le frontiere e il lavoro agli immigrati. Almeno per un anno

Ma che sarebbe successo da noi, se per esempio, il Centrodestra avesse detto stop agli immigrati, chiudendo le frontiere per favorire l’occupazione italiana? Beh, facile immaginarlo: lo avrebbero tacciato di fascismo e intolleranza. Magari pure di razzismo e di autoritarismo. Insomma, i benpensanti di sinistra, si sarebbero stracciati le vesti. Ancora ricordo le critice della Boldrini (all’epoca Alto Commissario per i rifugiati all’ONU) contro il Governo Berlusconi e i suoi respingimenti.

Evidentemente in Svizzera non hanno né la Boldrini né la sinistra comunista, né i salottini radical chic dove l’integrazione è bella se assume la sostanza di un mero esercizio retorico e a sorbirsela è il popolino, mentre loro – i radical chiccheristi – sorseggiano cherry e dissertano di affari e mostre d’arte in salottini di velluto e nei privè di alberghi a sette stelle, negli yatch al largo della Costa Smeralda, ovvero nei ristorantini esclusivi dove si servono caviale e champagne a fiumi.

Fortunata la Svizzera; paese che guarda soprattutto ai suoi interessi e agli interessi dei suoi cittadini. I governi sono così democratici che quando non sanno come risolvere un problema o quanto ritengono che la questione è di interesse troppo generale per essere liquidata con un patto tra le segreterie dei partiti, la sottopongono a un referendum. I cittadini votano e scelgono. Il governo esegue, senza troppi patemi d’animo e senza tentare, in qualsivoglia modo, di aggirare il responso referendario; vizietto molto in voga nel nostro paese.

Eccoli dunque gli svizzeri: chiudono le frontiere ai cittadini europei tutti, compresi gli italiani. Le autorità svizzere hanno infatti esercitato quanto è previsto nella “clausola di salvaguardia”(stabilita negli accordi bilaterali sulla libera circolazione tra la Svizzera e l’Unione Europea). Conseguentemente – da come si legge nel comunicato – “nei prossimi dodici mesi, i cittadini degli Stati dell’Ue avranno un accesso limitato al mercato del lavoro svizzero“. In altre parole: l’accesso sarà controllato, verificato e l’autorità svizzera si riserverà il diritto di respingere l’aspirante lavoratore alla frontiera.

Il motivo? La Svizzera teme le ondate di profughi (europei ed extraeuropei) che potrebbero riversarsi nel suo territorio in modo incontrollato. Non vuole problemi e il lavoro lo vuole preservare per i cittadini svizzeri, che certo non sono esenti dalla crisi economica globale, soprattutto essendo il paese alpino circondato dai paesi dell’Unione Europea.

Naturalmente Bruxelles ha sollevato proteste, ma gli svizzeri hanno rimandato con eleganza e diplomazia la lamentela all’ingombrante mittente. “Siamo amici e lo resteremo” ha rassicurato Simonetta Sommaruga, ministro della giustizia. Il che significa che amici sempre, ma prima vengono gli svizzeri e poi gli altri. Egoismo? No, semplice buon senso e tutela dei propri interessi, che in questo periodo di crisi si rende quasi necessaria. Se l’Italia avesse fatto altrettanto, probabilmente non ci saremmo ritrovati oggi in questo pietoso stato.